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...con un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia, ma colpisco un pò a casaccio perchè non ho più memoria...

giovedì 17 gennaio 2008

Dalla lettera inviata nel 1855 dal Capo Sealth della tribù pellerossa Duwanisch al presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce, a Washington.

“Il Grande Capo Bianco ci manda a dire da Washington che desidera acquistare la nostra terra. Come si possono comprare o vendere il cielo e il calore della terra? L’idea ci sembra strana, noi non siamo padroni della freschezza dell’aria e dello zampillare dell’acqua; come si può chiedere di comprarli da noi?
Per la mia gente qualsiasi componente di questa terra è sacro. Qualsiasi ago splendete di pino, qualsiasi sponda sabbiosa, qualsiasi nebbia nell’oscurità dei boschi, qualsiasi radura erbosa, qualsiasi insetto ronzante, è santo nella memoria del mio popolo.” “Sappiamo che l’uomo bianco non comprende il nostro sistema di vita. Per lui un pezzo di terreno è lo stesso di un altro, la terra è sua nemica, non sua sorella, e quando egli l’ha conquistata, continua per la sua strada. Egli abbandona la tomba di suo padre e dimentica il diritto di nascita dei suoi figli.”
“Non vi è alcun posto tranquillo nelle città dell’uomo bianco, nessun luogo ove si possano ascoltare lo stormire delle fronde in primavera o il ronzare delle ali degli insetti. Ma forse è soltanto perché io sono un selvaggio e non comprendo, mi sembra che il frastuono delle città offenda le orecchie. Quanto vale la vita se un uomo non può udire di notte il grido del succiacapre o il gracidare delle rane in uno stagno?”
“Quando i bisonti saranno stati tutti sterminati, i cavalli selvaggi tutti domati, quando gli angoli segreti delle foreste saranno invasi dall’odore di molti uomini, e la vita delle colline sarà oscurata dai fili che parlano, allora l’uomo si chiederà: dove sono gli alberi e i cespugli? Scomparsi! Dov’è l’aquila? Scomparsa!
E cosa significa dire addio al rondone e alla caccia, se non la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza?”